lunedì 18 febbraio 2008

...e alla fine si ritorna (?)...


di ritorno da un viaggio. francia, parigi, poi spagna, per confermare la tradizione che chi è in erasmus bisogna andarlo a trovare per forza. anche se la città in questione è ciudad real. viaggiare ti cambia? io penso di sì. penso che ogni tipo di contatto con qualcosa che si discosta dalla tua pura abitudine ti cambi, per quanto poco. bisogno di staccare...in fondo anche dieci giorni di lontananza ti aiutano a ritrovare la lucidità, a vedere tutto con più chiarezza.
mentre si chiacchierava (aspettando un treno perchè l'altro era partito senza aspettarci...), fumando una sigaretta al bar della stazione (che tanto qui in spagna ancora si può...) la ale mi dice quanto bella sia l'esperienza dell'erasmus, come impari a riconsiderare te stesso, ad aprire gli occhi su certi luoghi comuni, su certe idee che fra un po' ti marciscono nel cervello da quanto sono vecchie (e tu neanche te ne accorgi, finchè...). e se me lo dice lei, ci credo. se me lo dice lei, mi fido. che strano. e poi capitano esperienze che sono insignificanti per gli altri, forse, ma emozionanti per me, e mi rimangono dentro come fiocchi di sole. sentire la mancanza di una persona, per poi capire che allora davvero gli vuoi bene (forse ci sono cascata anch'io...forse questa volta mi ha preso alle spalle, piano piano e mi sto innamorando davvero...). oppure, al contrario, rivedere una persona, ed emozionarti, e capire in quel momento quanto ti sia mancata, quanto sia per te necessaria. e poi...che altro? la libera bellezza di una ragazza che si fa tirare una torta in faccia. l'assurdità di conoscere a madrid il tuo vicino di casa, uno che fa l'università, che abita a due passi da te, che viene persino a mangiare dove lavori...stranezze.
voglia di viaggiare ancora, di andare per sempre e sempre più lontano. di conoscere il più possibile, fagocitando il mondo come un adolescente bulimico. cercando di allontanare la nostalgia, cullandola come un animale delicato, prima che diventi rimpianto, prima che faccia male. a volte si sorpassa un gradino, si capisce qualcosa di sè o del mondo che ci porta a un livello un pochino più alto di comprensione. il viaggio amplifica quest'attitudine, slega il pensiero dai lacci della consuetudine. e quando cominci a sentirlo, quando cominci a capire che non ti importa di arrivare, ma semplicemente di continuare ad andare, è bello. non saprei come altro spiegarlo, è semplicemente bello.
chia

1 commento:

Merlinga Erba ha detto...

Ti capisco e concordo in pieno.
Un abbraccio.
Merlinga E.
E ben tornata! (anche se io non son lì)